Il procedimento di verifica dell’anomalia dell’offerta: analisi delle recenti sentenze del giudice amministrativo e riflessioni giuridiche sull’art. 110 del D.Lgs. n. 36/2023
Il procedimento di verifica dell’anomalia dell’offerta, disciplinato dall’art. 110 del D.Lgs. n. N. 36/2023, costituisce un elemento fondamentale nelle gare pubbliche, volto a garantire la sostenibilità e l’affidabilità economica delle proposte contrattuali. Questo processo si basa su una valutazione complessiva e sintetica delle offerte, senza confronti diretti tra i concorrenti, e mira a verificare che l’operatore economico dispone delle risorse necessarie per adempiere agli obblighi contrattuali. La procedura è articolata in tre fasi sequenziali: istruttoria e raccolta dati, valutazione della congruità e decisione finale.
Un aspetto centrale è rappresentato dalle tempistiche procedurali : le stazioni appaltanti devono richiedere chiarimenti entro 15 giorni, rispettando il principio del risultato che privilegia la rapidità e la trasparenza. Il procedimento consente inoltre di considerare sopravvenienze normative e fattuali , utili sia per l’offerta che per la stazione appaltante, purché non compromettano la parità di trattamento tra i partecipanti.
La motivazione del giudizio varia in funzione dell’esito: mentre il giudizio positivo di congruità richiede una motivazione più sintetica, il giudizio negativo deve essere accompagnato da una motivazione dettagliata per garantire il diritto di difesa. Infine, la valutazione è espressione della discrezionalità tecnica della stazione appaltante, controllata dal Giudice Amministrativo attraverso un sindacato non sostitutivo, ma focalizzato sulla coerenza e sulla logica del procedimento.
Questo sistema, supportato dalla giurisprudenza più recente, garantisce un equilibrio tra trasparenza, efficacia e tutela dell’interesse pubblico, promuovendo una concorrenza leale e consolidando la fiducia nel sistema degli appalti pubblici.